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Tale madre, tale figlio. Anche nel pianto. Un team di scienziati ha scoperto che i bebè fin dai primi vagiti emessi alla nascita sono influenzati dal linguaggio della mamma. Tanto che il pianto dei piccoli cinesi suona diverso rispetto a quello dei «colleghi» tedeschi. Tutto dipende dalle differenze fra le due lingue. A descrivere società «poliglotte» fin dalla nursery dell’ospedale sono gli studi condotti da un team internazionale di scienziati sotto la guida dell’università Julius-Maximilians di Würzburg.

Anche il pianto dunque non è una lingua universale. Le differenze, hanno constatato gli autori dei lavori pubblicati sulle riviste «Speech, Language and Hearing» e «Journal of Voice», spiccano in maniera chiara se si mettono a confronto neonati di diverse etnie e in particolare se si prendono come metro di paragone le lingue tonali che alle orecchie di un europeo possono apparire strane. Come il mandarino, la lingua ufficiale della Cina. Diversamente per esempio dal tedesco, il significato delle parole nelle lingue tonali è determinato anche dal tono - basso, alto o fluttuante in un modo specifico - con cui una stessa sillaba viene pronunciata.

Un altro complesso linguaggio tonale è il lamnso, parlato dagli Nso, una popolazione dell’Africa centrale che vive nel nord-ovest del Camerun in villaggi di alta montagna.

Gli esperti si sono chiesti se queste differenze linguistiche emergessero anche dal primo pianto dei piccoli. Il risultato delle loro ricerche suggerisce che è così. «Il pianto dei neonati le cui madri parlano una lingua tonale è caratterizzato da una variazione melodica significativamente più alta rispetto, per esempio ai bebè tedeschi», spiega Kathleen Wermke (università di Würzburg), autrice principale dei due studi.

In particolare, continua la scienziata, i neonati di Nso (ne sono stati esaminati 21) in Camerun hanno mostrato non solo un intervallo più ampio fra il tono più alto e quello più basso, ma le brevi discese e risalite di tono durante l’espressione dei vagiti erano più intense rispetto ai neonati di madrelingua tedesca. «Il loro pianto suonava più come un canto», dice Wermke per descrivere questo effetto. Gli stessi risultati, seppur in misura leggermente inferiore, si sono osservati con i 55 neonati di Pechino esaminati nelle loro espressioni spontanee di pianto.

Per gli scienziati questo dimostra che «i primi “mattoni” per lo sviluppo della lingua futura vengono posati già dal momento della nascita, e non solo quando i bambini cominciano a balbettare, o a produrre le loro prime parole».

Avendo avuto ampia opportunità di conoscere la loro lingua nel grembo materno durante l’ultimo trimestre della gravidanza, i neonati presentano nel loro pianto caratteristici modelli melodici influenzati dal loro ambiente, e per la precisione dalla lingua parlata dalla madre.

Dal punto di vista degli esperti, i risultati di questi studi contribuiscono a una migliore comprensione dei fattori essenziali che influenzano le prime fasi di sviluppo del linguaggio. E allo stesso tempo migliorano la possibilità di identificare indicatori precoci che forniscano informazioni attendibili su eventuali disturbi dello sviluppo su questo fronte.

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