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La scoperta, oltre che non semplice, è spesso tardiva: per via della reticenza che accompagna gli uomini. Ma in futuro il riconoscimento dell’infertilità maschile potrebbe risultare più tempestivo, grazie agli smartphone che tutti abbiamo in tasca. La notizia giunge da uno studio pubblicato sulla rivista «Science Translational Medicine». A vergarlo un gruppo di scienziati di due eccellenti centri di ricerca di Boston: il Brigham and Women Hospital e il Massachusetts General Hospital. Sono stati loro a sviluppare un test diagnostico che in futuro potrebbe essere utilizzato dall’uomo per misurare la qualità del seme direttamente a casa. In questo modo si ridurrebbero i costi della procedura e non sarebbe più necessario recarsi dall’urologo.

SPECIFICO NEL 98 PER CENTO DEI CASI

Gli autori dello studio hanno messo a punto un analizzatore consistente in un lettore ottico collegato a uno smartphone e a un dispositivo monouso, sul quale viene caricato il campione di sperma. Un microchip usa e getta, con una punta capillare e un bulbo di gomma, è stato utilizzato per la manipolazione del liquido biologico: raccolto e studiato in 350 unità. Nel complesso, il dispositivo è stato in grado di rilevare campioni di sperma anomali in base alla soglia di concentrazione degli spermatozoi e alla loro motilità: con una precisione pari al 98 per cento dei casi. «L’obiettivo era mettere a punto un test che rendesse più semplice per l’uomo scoprire la propria infertilità - afferma Hadi Shafiee, ricercatore della divisione di ingegneria medica del Brigham and Women Hospital e primo autore della pubblicazione -. La situazione attuale, che li obbliga a raccogliere lo sperma nella stanza di un ospedale, in una situazione psicologicamente non facile e in un contesto che può risultare imbarazzante, è una delle cause del ritardo diagnostico. Sviluppando un test a basso costo, in grado di garantire una risposta altamente specifica nel giro di pochi minuti, puntiamo a garantire un più tempestivo accesso alle cure già disponibili per l’infertilità».

INFERTILITÀ: IN 1 CASO SU 2 IL PROBLEMA È NELL’UOMO

Le ricadute, se e quando il test entrerà a far parte della pratica clinica, interesseranno da vicino oltre 45 milioni di coppie nel mondo che riscontrano difficoltà nell’allargare la famiglia. Oltre che per far fronte al senso del pudore maschile, un simile dispositivo risulterà eventualmente utile anche per garantire l’accesso alle cure nei Paesi con risorse limitate. In quasi la metà dei casi, le cause dell’infertilità sono da ricondurre all’uomo: da qui l’idea della rivoluzione che si potrà ottenere in ambito diagnostico, se i prossimi test e l’iter di approvazione da parte della «Food and Drug Administration» andranno a buon fine. L’idea dei ricercatori è che il test possa risultare utile anche nel monitoraggio dello stato di fertilità degli uomini che hanno avuto una vasectomia. Al di là dell’analisi dello sperma, il dispositivo è compatibile anche con i campioni di sangue e saliva (nei prossimi mesi partiranno due ricerche per testarlo anche in questo ambito).

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